di Simone Chiari
Raramente provo della pura paura razionale andando in moto per turismo.
Ho un conscio senso del pericolo ma mai vera paura.
È una questione di livello di soglia, che ognuno possiede la propria, a un’altezza diversa per ogni stimolo che ci stuzzica.
Raramente provo della pura paura razionale andando in moto per turismo.
Ho un conscio senso del pericolo ma mai vera paura.
È una questione di livello di soglia, che ognuno possiede la propria, a un’altezza diversa per ogni stimolo che ci stuzzica.
Io, per esempio, ho un livello di soglia di paura molto più basso per i ragni che non per l’andare in motocicletta.
Mi sono sempre chiesto, nel chiuso caldo e un po’ ammuffito del casco,
cosa abbia determinato l’innalzamento della mia soglia di paura nel
guidare la motocicletta e ne ho, al momento, razionalizzate un paio: il
gran numero di chilometri fatti e la guida in circuito.
La pratica della guida e la confidenza con il mezzo, unite al conscio
senso del pericolo hanno reso, per me, l’uso della moto familiare e
pericoloso quanto andare a fare una passeggiata in centro.
La guida in circuito, anche se fatta a velocità disperatamente basse
solo in parte imputabili alla vetustà del mio mezzo, mi ha invece
abituato a un rapporto diverso con la velocità e con la tecnica di
guida.
In pista ti rendi conto di come siano lontani i limiti della
motocicletta guidando su strada e su quali siano le manovre che mettono
in crisi la meccanica e la dinamica di una moto, tutte cose che su
strada si percepiscono solamente come limiti mentali.
Vedere piombarti addosso una curva in fondo a un rettilineo, percepire
la chiara sensazione che niente potrà farti fermare in tempo, neanche
cinquecento euro di Brembo radiale, oppure scoprire che anche con il
ginocchio per terra la moto può essere manovrata a dispetto delle sacre
regole che “in curva non si frena e non si cambia”, ti danno la
sicurezza e la sensibilità per poter affrontare la guida turistica con
la serenità necessaria per poter godere di tutte le altre sensazioni.
Ma la stessa pratica ti consiglia anche di stare sempre con i sensi
tesi, pronti a percepire ogni minaccia alla sicurezza, ad anticipare
comportamenti o situazioni potenzialmente pericolosi, in pista come in
strada: la moto è generosa ma la situazione al contorno può facilmente
e velocemente cambiare per cause non legate al nostro comportamento e
alla nostra guida e dobbiamo essere pronti a reagire ed evitare; basta
essere prudenti e avere il bagaglio di esperienze necessario per avere
la giusta reazione istintiva.
In pista come in strada i pericoli non vengono dalla motocicletta, ma
dal mondo esterno e dagli imprevisti; può sembrare un ragionamento
ovvio ma pochi lo fanno; la maggioranza delle persone bollano la moto
come pericolosa mentre è solo vulnerabile; c’è una bella differenza!
La vulnerabilità della motocicletta sta nella sua mancanza di
equilibrio intrinseco e quindi alla sua maggiore sensibilità agli
agenti esterni, che possono facilmente minarne la stabilità.
Stato della strada e comportamento degli altri, queste sono le cause di
incidenti ma, essendo cause esterne non preventivabili, non inducono
paura ma devono indurre attenzione.
In strada troviamo il gasolio o il brecciolino come in pista trovi la
macchia d’olio; in strada ci sono gli automobilisti come in pista ci
sono i "corridori della domenica"; tutte cause esterne, che ti possono al
limite portare al trapasso nel paradiso dei motociclisti (moto, panna e
gnocca), ma che non sono difetti della moto bensì cause esterne
accidentali.
Oltretutto la paura altera la percezione della realtà e porta, incosciamente, a scelte e manovre errate.
Per riassumere, tre sono le cose che servono per andare in moto in
sicurezza e senza paure: buon senso, concentrazione e conoscenza del
mezzo che si guida.
Mi sono sempre chiesto, nel chiuso caldo e un po’ ammuffito del casco,
cosa abbia determinato l’innalzamento della mia soglia di paura nel
guidare la motocicletta e ne ho, al momento, razionalizzate un paio: il
gran numero di chilometri fatti e la guida in circuito.
La pratica della guida e la confidenza con il mezzo, unite al conscio
senso del pericolo hanno reso, per me, l’uso della moto familiare e
pericoloso quanto andare a fare una passeggiata in centro.
La guida in circuito, anche se fatta a velocità disperatamente basse
solo in parte imputabili alla vetustà del mio mezzo, mi ha invece
abituato a un rapporto diverso con la velocità e con la tecnica di
guida.
In pista ti rendi conto di come siano lontani i limiti della
motocicletta guidando su strada e su quali siano le manovre che mettono
in crisi la meccanica e la dinamica di una moto, tutte cose che su
strada si percepiscono solamente come limiti mentali.
Vedere piombarti addosso una curva in fondo a un rettilineo, percepire
la chiara sensazione che niente potrà farti fermare in tempo, neanche
cinquecento euro di Brembo radiale, oppure scoprire che anche con il
ginocchio per terra la moto può essere manovrata a dispetto delle sacre
regole che “in curva non si frena e non si cambia”, ti danno la
sicurezza e la sensibilità per poter affrontare la guida turistica con
la serenità necessaria per poter godere di tutte le altre sensazioni.
Ma la stessa pratica ti consiglia anche di stare sempre con i sensi
tesi, pronti a percepire ogni minaccia alla sicurezza, ad anticipare
comportamenti o situazioni potenzialmente pericolosi, in pista come in
strada: la moto è generosa ma la situazione al contorno può facilmente
e velocemente cambiare per cause non legate al nostro comportamento e
alla nostra guida e dobbiamo essere pronti a reagire ed evitare; basta
essere prudenti e avere il bagaglio di esperienze necessario per avere
la giusta reazione istintiva.
In pista come in strada i pericoli non vengono dalla motocicletta, ma
dal mondo esterno e dagli imprevisti; può sembrare un ragionamento
ovvio ma pochi lo fanno; la maggioranza delle persone bollano la moto
come pericolosa mentre è solo vulnerabile; c’è una bella differenza!
La vulnerabilità della motocicletta sta nella sua mancanza di
equilibrio intrinseco e quindi alla sua maggiore sensibilità agli
agenti esterni, che possono facilmente minarne la stabilità.
Stato della strada e comportamento degli altri, queste sono le cause di
incidenti ma, essendo cause esterne non preventivabili, non inducono
paura ma devono indurre attenzione.
In strada troviamo il gasolio o il brecciolino come in pista trovi la
macchia d’olio; in strada ci sono gli automobilisti come in pista ci
sono i "corridori della domenica"; tutte cause esterne, che ti possono al
limite portare al trapasso nel paradiso dei motociclisti (moto, panna e
gnocca), ma che non sono difetti della moto bensì cause esterne
accidentali.
Oltretutto la paura altera la percezione della realtà e porta, incosciamente, a scelte e manovre errate.
Per riassumere, tre sono le cose che servono per andare in moto in
sicurezza e senza paure: buon senso, concentrazione e conoscenza del
mezzo che si guida.