di Simone Chiari
Sono sul ponte della nave verso Rotterdam e sto guardando il mare del Nord nella sua ora migliore, dopo che è calato il sole. C’è la malinconica luce giusta per i riassunti, con una miriadi di ricordi che attraversano la mente, tutti insieme così non c’è verso né di ricordarli né di metterli in ordine. L’anno scorso avevo tentato di metterli per iscritto, anche perché era la prima volta che venivo sull’isola ed era il centenario del TT…
ora…dopo queste parole io resto senza!
grazie per averlo descritto in modo così vero.
Non sono contro il TT, ma contro il rischio di mitizzare qualsiasi avvenimento, riducendo così anche quelli eccezionali a semplici banalità. Inoltre non mi piace il romanticismo dei bei tempi passati, il confondere i pericoli, giustificare i rischi. Il TT non è la motogp, (ed è giusto che sia così), ma non rischia di diventare un evento per pochi (piloti, injtendo, visto che la partecipazione diminuisce ogni anno)? Il TT non è ancora anacronistico, è uno spettacolo genuino, affascinante e crudele in cui gli attori, dai protagonisti ai comprimari, conoscono bene il copione. È uno sport per grandi, per chi sa distinguere il pericolo dall’adrenalina, per chi vive uno sport nel superamento dei propri limiti e non per vincere la morte. Troppi ragazzi, tutti che si credono immortali, muoiono tutti i giorni sulle strade (in auto e in moto). Spero almeno che il TT serva a far capire la differenza tra essere imbecilli ed essere adulti.
Quello che c’è dietro il TT è un universo, quello della passione per la motocicletta, attorno al quale potremmo parlare per ore (e piacevolmente).
Due riflessioni:
1) è vero che il numero di partecipanti sta diminuendo perché sta diminuendo il numero di persone disposte a rischiare, in maniera cosciente, del proprio per una passione o un ideale; fa parte della perdita di ideali che è un problema non solo nostro; tutte queste “manifestazioni” sono destinate a morire, sostituite da emozioni standard uguali per tutti
2) questo progressivo appiattimento delle nostre nostre menti, anche se commercialmente più interessante e produttivo, porta ad altri più grossi problemi come la percezione sbagliata del rischio, la sensazione di immortalità instillata dalla televisione etc con le conseguenti stragi dette del Sabato sera.
E’ un discorso complesso: comunque si muore lo stesso, un tempo più per passione oggi molto di più per stupidità.
Continuo a pensare che il TT possa insegnare qualcosa