Come progettare un Challenge

di Simone Chiari e Filippo Fantoni
La parola in inglese significa sfida, gara sportiva, provocazione. Un Rainmen Challenge riassume un po’ tutte e tre queste parole. Una sfida contro il tempo, che viene imposto dall’organizzazione, ma anche contro tutte le varianti possibili che si incontrano lungo il tracciato e che sono di diversa natura…

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4 comments

  1. Che belle parole!
    Davvero, non solo mette la voglia di fare quelli già impostati da voi, ma stimola a crearne di nuovi, magari in territori non ancora coperti.
    Come detto da voi, la conoscenza del territorio è importantissima, ci permettere di vedere percorsi altrimenti inimmaginabili. Talvolta è anche solo una variante di pochi km che ci permette poi di essere ricordata per mesi e anni, e la variante stagionale, colori, profumi e sensazioni, è pressoché infinita.

    Ciò che rende un singolo Challenge praticamente infinito, anche se mette a dura prova la pazienza del redattore del RoadBook, è la compilazione del percorso in senso inverso.
    Ho notato che li avete sempre inseriti.
    Questo permette anche a coloro che vengo da sud (o da Nord, o da est, ecc) di avere una base di partenza (e quindi implicitamente la possibilità di fare un challenge), in tutti e due i sensi.

    Non è una banalità, non cambia solo il senso di marcia in uno stesso percorso, ma le discese diventano salite (ma no?), è il sole è dall’altra parte…
    Questo può voler dire fare il percorso al pomeriggio anzichè la mattina, oppure affrontarlo con la partenza alla medesima ora (con relativo cronometro al contrario per l’orario di uscita di casa), ma avere il sole in faccia, nel bene e nel male…

    Ottimi i consigli su come scegliere i check point, come distanziarli tra loro ecc.

    Un utile strumento, da tenere con sé nelle uscite in solitaria, oltre a fotocamera, e taccuino per appunti.

  2. Mi permetto di proseguire.

    Ciascuno può realizzare il RoadBook con i propri mezzi:
    fogli A4 (meglio il formato stampa A5 – A6), necessariamente plastificati se la stampante è ad inchiostro (per via della pioggia),
    utile plastificarli se fotocopia o stampa laser.

    _Come scorrere su strada il RoadBook_.

    Eccellente la “zavorrina-navigatore + interfono” basta leggerLe i km e ti dice cosa fare
    (devo ancora fare il test con la mia).

    Il metodo “Toscanini” (che ogni spartito lo conosceva a memoria) conferisce al Challenge le migliori soddisfazioni per la fluidità del viaggio.

    Per i casi rimasti, chi decidesse di viaggiare solitario avrebbe poche alternative:
    lo spazio tra manubrio/cupolino/cruscotto è organizzato male e gli ampliamenti son da studiare con grandissima cura e fantasia (come i ROBOT-TRANSFORMER nipponici),
    la borsa da serbatoio magnetica con portacartina in PET è forse la soluzione meno ingombrante, ma impone che per la lettura del tracciato gli occhi debbano abbassarsi così tanto dalla
    visuale della strada da richiedere una preventiva moderazione della velocità, e a fermarsi si fa prima.

    Ma internet è una immensa vetrina ed ad ogni problema che hai c’è chi lo ha affrontato e ti illustra come lo ha personalmente risolto.

    Per cui vi elenco delle soluzioni talune pratiche, altre commerciali, esagerate, minime ….

    http://www.ultimatejourney.com/NZ.SafariRoadBook-.jpg

    http://www.uxa-motosport.com/PCG-001.jpg

    http://digilander.libero.it/chinasky74/Frasassi/IMG_0022.JPG

    http://www.boxer-design.us/roadbook.htm

    http://www.advrider.com/forums/attachment.php?attachmentid=82110&stc=1&d=1155937497

    http://www.ktmcycles.com/catalog/PowerParts/950-990ADV/60012073044.jpg

    http://www.2yoo.de/dr/dr-650-neu/bilder/umbauten/roadbook/roadbook.jpg

    ed infine un sistema RIDONDANTE nella prima foto di questa pagina:

    http://www.enduristianonimi.it/pagine/tecnica/guida/navigare.htm

    / pioz.

  3. Mi permetto di proseguire

    Ciascuno può realizzare il RoadBook con i propri mezzi:
    fogli A4 (meglio il formato stampa A5 – A6),
    necessariamente plastificati se la stampante è ad inchiostro (per via di pioggia, cappuc…),
    utile plastificarli se fotocopia o stampa laser.

    _Come scorrere su strada il RoadBook_.

    Utilissima la “zavorrina-navigatore + interfono” basta leggerLe i km e ti dice cosa fare (devo ancora fare il test con la mia).

    Il metodo “Toscanini” (che ogni spartito lo conosceva a memoria) conferisce al Challenge le migliori soddisfazioni per la fluidità del viaggio.

    Negli altri casi, chi decide di viaggiare solitario avrebbe poche alternative:
    lo spazio tra manubrio/cupolino/cruscotto è organizzato male e gli ampliamenti son da studiare con grande precisione e fantasia (come i ROBOT-TRANSFORMER nipponici),
    la borsa da serbatoio magnetica con portacartina in PET è forse la soluzione meno ingombrante ma impone che per la lettura del tracciato gli occhi debbano abbassarsi così tanto dalla visuale della strada da richiedere una preventiva moderazione della velocità, e a fermarsi si fa prima.

    Ma internet è una immensa vetrina ed ad ogni problema che hai c’è chi lo ha affrontato e ti illustra come lo ha personalmente risolto.

    Per cui vi elenco delle soluzioni talune pratiche, altre commerciali, esagerate, minime ….

    http://www.ultimatejourney.com/NZ.SafariRoadBook-.jpg

    http://www.uxa-motosport.com/PCG-001.jpg

    http://digilander.libero.it/chinasky74/Frasassi/IMG_0022.JPG

    http://www.boxer-design.us/roadbook.htm

    http://www.advrider.com/forums/attachment.php?attachmentid=82110&stc=1&d=1155937497

    http://www.ktmcycles.com/catalog/PowerParts/950-990ADV/60012073044.jpg

    http://www.2yoo.de/dr/dr-650-neu/bilder/umbauten/roadbook/roadbook.jpg

    ed infine, sul manubrio, un sistema RIDONDANTE illustrato con la prima foto di

    http://www.enduristianonimi.it/pagine/tecnica/guida/navigare.htm

    / pioz 🙂

    1. Il metodo di ancoraggio al manubrio ha scatenato la fantasia dei challangers: il più usato è l’arrotolamento alla protezione del traversino del manubrio con festival di nastri isolanti, mollette da bucato, pinze da documenti che regolarmente cedono alla violenza degli elementi.
      Concordo che il metodo Toscanini sia il migliore anche perché o guardi il panorama o il road book o finisci in un fosso (c’è anche da guidare nel frattempo).
      Il difficile è convincere i (folti?) partecipanti a studiarsi una carta prima di partire, che è la parte più divertente.

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