anni e settantamila chilometri non aveva mai desiderato altro che benzina e olio.

Nella vita di ogni motociclista c’è sempre un momento in cui la prossima moto dovrà assolutamente essere nuova di pacca anche per insegnare a tutti i precedenti proprietari delle nostre ex moto come si fa un rodaggio. Una rivendicazione vana e velleitaria, anzi una scusa per rovinare un motore da soli e per primi. Questo  momento venne quando decisi di acquistare una Honda XL 250,  un vero fuoristrada,  tanto bello quanto inutile per viaggiare in due.

La sua sella, formata da un unico elemento concavo, faceva sì che il passeggero, dopo alcuni chilometri, scivolasse imman-cabilmente verso il pilota che così si ritrovava incollato al serbatoio in una posizione tanto intima quanto scomoda, soprattutto se l’obiettivo dichiarato era quello di fare chilometri.

Per correggere un errore spesso si agisce compiendone un altro uguale e contrario,  nel giugno del 1979 fu il momento in cui ciò avvenne. La necessità di viaggiare comodamente in due con i bagagli, mi portò a scegliere quello che era il punto d’arrivo per quasi tutti i motociclisti: una BMW r 45 di seconda ma
no.

Peccato però che fosse il modello meno potente di sempre costruito dalla casa Bavarese.  Nelle salite dell’Appennino, in un viaggio che ci portava in Puglia, riuscii a compiere solamente cinque sorpassi, per il resto fu una lunga attesa dietro i veicoli più lenti e un’abbronzatura già perfetta all’arrivo in spiaggia, grazie anche al nerofumo marca diesel.

Per correggere questa scelta sbagliata, nel 1982 fu la volta di una BMW r 65. Su questo gioiello che masticava chilometri come confetti,  tutti i miei figli si sono avvicendati, seduti comodamente sul serbatoio color verde petrolio. Dopo 15 anni di servizio e settantamila chilometri d’asfalto ottimamente digeriti, i figli erano cresciuti e quindi si poteva pensare a una moto più adatta ai tempi che cambiavano: la BMW r 850, anche chiamata “nuda”, forse per accattivarsi chi sa quali clienti, era invece una moto essenziale nella sua semplicità, parca nei consumi, potente senza essere prepotente, incollata alla strada, comoda, dotata di una incredibile capacità di carico e quindi grande viaggiatrice.

Questo cavallo d’acciaio è tuttora in servizio ma non mi ha fatto dimenticare però tutte le altre motociclette e poiché si possiede solo ciò che si è amato, sicuramente nel mio vasto garage  virtuale  ci sarà sempre un posto per ognuna di loro.


Nel 2007 Filippo ha cambiato moto, ora guida una BMW 1150 R (n.d.r.).

 

Filippo Fantoni nasce a Firenze nel febbraio del 1950. In sella  dall’età di tredici anni su moto italiane, inglesi, giapponesi, negli ultimi ventisette anni è rimasto molto legato alle bavaresi. Il disegno è sempre stato l’altra passione e anche lavoro per oltre  vent’anni.