Maria Lucetta
Russotto
mercoledì 13 febbraio 2008
Ti odio, motocicletta!
In seguito a una serie di disavventure intellettuali che non meritano d’essere ricordate, la signora Maria Lucetta ha deciso di non comprendere fra i suoi amori il motociclismo.
Distratta ed estroversa, essa non sembra rientrare per temperamento in quel tipo umano che viene di solito definito uno che non dimentica.
Eppure non ha scordato l’aria fredda dei pomeriggi invernali che, viaggiando in moto, colpisce il torace dividendosi in due onde che poi si infrangono sulla schiena creando un malessere che solo molta lana e molto brodo possono far passare; né l’umido dei giorni piovosi, quando l’acqua scivola lentamente dal casco dentro il collo, si infiltra nei guanti ghiacciando la punta delle dita e si insinua negli stivali inzuppando i calzettoni; né il morso improvviso e feroce del sole durante un’imprevista sosta estiva, quando la tuta di pelle diventa istantaneamente asfalto colato addosso e i piedi pulsano negli stivali improvvisamente equatoriali.
In un’epoca e in un paese in cui tutti si fanno in quattro per proclamare opinioni o giudizi, la signora Maria Lucetta ha preso l’abitudine di inalare tre volte prima di fare qualsiasi affermazione. Se alla terza ina-lazione è ancora convinta della cosa che stava per dire, la dice; se no sta zitta. Di fatto sono più le volte che vince il silenzio sulla comunicazione.
Così, nonostante i suoi ricordi, la signora Maria Lucetta non ha commentato la scelta del marito di acquistare una moto, né tantomeno ha detto niente quando al primo sabato invernale egli è rientrato con la febbre alta da onda di aria fredda infrantasi sulla schiena.
L’importante, è stata l’unica cosa che gli ha detto, è che non le venga richiesto coinvolgimento alcuno con il mezzo meccanico.
La signora Maria Lucetta ha questa fortuna: ha scelto il giardino.
Intorno alla casa della signora Maria Lucetta c’è ora un giardino. Non è quello un posto dove naturalmente ci dovrebbe essere un giardino. E infatti non c’era.
Dunque quel giardino è un oggetto artificiale, composto di oggetti naturali, cioè l’erba e le piante. E l’artefice di questo artificio è la signora Maria Lucetta.
Maria Lucetta nel 1976 va in giro con una Vespa 50 cc grigio metallizzato elaborata Pinasco, due anni dopo cambia Vespa, ma non elaborazione, e la troviamo in sella a una Vespa 125 Primavera bianca. Dal 1979 al 1984 fa da “zavorra” prima su una BMW R 100 e in seguito su una RT 100.
Dal 1985 è una automobilista felice.
Libera e felice, a piedi nudi e con la braccia scoperte, gira per il suo piccolo possedimento scavando, piantando e spiantando. Spinge la macchina tagliaprato, che procede con tremito assordante alla tonsura; un soffice odore di fieno fresco inebria l’aria; l’erba livellata ritrova una sua soffice infanzia.
E quando, stufa dei limitati orizzonti, la coglie improvvisamente la voglia del viaggio, del nastro d’asfalto che srotolandosi sotto di lei la porti verso percorsi infiniti? Diamine, vi è pure la macchina, infine.
La macchina invernale, con i finestrini ben serrati mentre fuori sibila il vento e sferza la pioggia, e dentro Puccini e la Madama Butterfly creano una barriera insormontabile fra lei e gli altri, pesci boccheggianti e silenziosi i cui ansimi e le cui parole sono cancellati dall’opera che tutto ha annullato; la macchina primaverile, con i finestrini abbassati e un odore fragrante di fiori e foglie che riempie l’abitacolo pronto ad accoglierla in albe sorgenti e tramonti infuocati; la macchina estiva, con il ronzio in sottofondo dell’aria condizionata, e il riverbero felice sull’asfalto che non rappresenta caldo e soffocamento, ma solo mete esotiche e raggiungibili o notti palpitanti di stelle e di alberi neri che affollano il bordo della strada; la macchina autunnale, qualche foglia melanconica sul parabrezza, le prime nebbie che si sfilacciano intorno alla macchina mentre passa.
La macchina che non la stringe, non le impone i cambiamenti climatici, non le casca addosso se si ferma, le consente abbigliamenti consoni alle temperature e agli umori, senza regole né schiavitù.
Ci sono le file.
Ma per questo la signora Maria Lucetta da tempo ha elaborato una sua personalissima strategia; e quando le macchine si bloccano in un’attesa incomprensibile, lei ha già accanto un libro da leggere o un quaderno per appuntare i suoi pensieri nel suo personalissimo salotto viaggiante.
Qualche volta vorrebbe esporre questi bei sentimenti, ma uno scrupolo la trattiene; e se ne venisse fuori un modello da imitare?
Per carità, aborrisce le similitudini e ama le differenze. Così preferisce tenere le sue convinzioni allo stato fluido.