Maria Lucetta nel 1976 va in giro con una Vespa 50 cc grigio metallizzato elaborata Pinasco, due anni dopo cambia Vespa, ma non elaborazione, e la troviamo in sella a una Vespa 125 Primavera bianca. Dal 1979 al 1984 fa da “zavorra” prima su una BMW R 100 e in seguito su una RT 100.

Dal 1985 è una automobilista felice.

Libera e felice, a piedi nudi e con la braccia scoperte, gira per il suo piccolo possedimento scavando, piantando e spiantando. Spinge la macchina tagliaprato, che procede con tremito assordante alla tonsura; un soffice odore di fieno fresco inebria l’aria; l’erba livellata ritrova una sua soffice infanzia.

E quando, stufa dei limitati orizzonti, la coglie improvvisamente la voglia del viaggio, del nastro d’asfalto che srotolandosi sotto di lei la porti verso percorsi infiniti? Diamine, vi è pure la macchina, infine.

La macchina invernale, con i finestrini ben serrati mentre fuori sibila il vento e sferza la pioggia, e dentro Puccini e la Madama Butterfly creano una barriera insormontabile fra lei e gli altri, pesci boccheggianti e silenziosi i cui ansimi e le cui parole sono cancellati dall’opera che tutto ha annullato; la macchina primaverile, con i finestrini abbassati e un odore fragrante di fiori e foglie che riempie l’abitacolo pronto ad accoglierla in albe sorgenti e tramonti infuocati; la macchina estiva, con il ronzio in sottofondo dell’aria condizionata, e il riverbero felice sull’asfalto che non rappresenta caldo e soffocamento, ma solo mete esotiche e raggiungibili o notti palpitanti di stelle e di alberi neri che affollano il bordo della strada; la macchina autunnale, qualche foglia melanconica sul parabrezza, le prime nebbie che si sfilacciano intorno alla macchina mentre passa.

La macchina che non la stringe, non le impone i cambiamenti climatici, non le casca addosso se si ferma, le consente abbigliamenti consoni alle temperature e agli umori, senza regole né schiavitù.

Ci sono le file.

Ma per questo la signora Maria Lucetta da tempo ha elaborato una sua personalissima strategia; e quando le macchine si bloccano in un’attesa incomprensibile, lei ha già accanto un libro da leggere o un quaderno per appuntare i suoi pensieri nel suo personalissimo salotto viaggiante.

Qualche volta vorrebbe esporre questi bei sentimenti, ma uno scrupolo la trattiene; e se ne venisse fuori un modello da imitare?

Per carità, aborrisce le similitudini e ama le differenze. Così preferisce tenere le sue convinzioni allo stato fluido.