Simone
Chiari
Ian ci mostra decine di foto di corse, cadute e vittorie; si spoglia senza pudore per farci vedere le medaglie conquistate nelle tante battaglie combattute: una serie di impressionanti cicatrici che, insieme all’andatura claudicante, certificano la sua incredibile passione per le moto.
Infine ci confessa che gli è rimasto un sogno: correre al TT, almeno nella sfilata storica. È commovente sentirlo parlare ancora di sogni.
La terza sorpresa
Per tutto il tempo che siamo stati a giro per i vari stanzoni non abbiamo né sentito né visto la moglie di Ian. Ci ha calorosamente salutati quando siamo entrati e poi è sparita in casa. Durante ogni trasferimento tra locali, officina e magazzini però sentivo un gran rumore di pentole e piatti al lavoro: non ci avevo fatto caso perché era mezza mattina ed è quindi naturale sentir rumore di vettovaglie a ridosso del pranzo. Quando però ci siamo definitivamente seduti abbiamo scoperto la ragione di tanto trambusto.
Si inizia con un gran vassoio di panini caldi e dolci, tondi e cotti alla perfezione; la signora li butta lì come se fare il pane in casa per gruppi di motociclisti affamati fosse una cosa naturale e ovvia.
La prima vassoiata di panini sparisce in un colpo di gas, ma questo non scoraggia la signora che ne presenta un’altra piramide.
Poi arriva la stoccata: non si può murare a secco e arrivano quindi tante belle scodelle di goulash caldo dove, ci fa capire a gesti la signora, devono essere inzuppati i panini; invito a nozze accettato e secondo vassoio di panini annegati nel goulash divorati in un istante.
Siamo ai saluti e sinceramente non saprei cosa mettere al primo posto nei miei ricordi: l’indomito meccanico pluri-fratturato, vero esempio di passione, la moglie regina dell’ospitalità o quella splendida sensazione di pace ed equilibrio (motociclistico ovviamente) come quando si è stati ricevuti da un santone.
mercoledì 30 gennaio 2008
Le sorprese del meccanico ceco
(senza la i) che chiameremo “Ian”
Nell’estate del 2006, durante un viaggio in Repubblica Ceca nella Boemia orientale, lasciamo Sezemice e ci dirigiamo a Nord verso il piccolo paese di Rokytno.
Mark si ricordava di una sua precedente visita a un vecchio meccanico locale che, ci dice, ha una officina piena di vecchie moto e ricambi, quasi un museo.
Dopo aver sbagliato strada alcune volte, raggiungiamo un anonimo sobborgo con diversi sporti di garage chiusi. Il luogo sembra deserto e dobbiamo fare molti tentativi prima di farci notare e aprire.
La prima sorpresa
Il vecchio meccanico ci riceve con incredibile ospitalità e ci fa accomodare in giardino, non prima di averci fatto parcheggiare in maniera sicura le moto: i locali sono gente affidabile, ma girano un sacco di zingari, ci dice. Entrare nella sua casa è come scoperchiare il vaso di pandora: il racconto di Mark non aveva fatto onore alla sequenza di stanzoni stracolmi di moto e pezzi di ricambio, tutti maniacalmente ordinati in pile e cataste che formano un dedalo di stretti passaggi.
La regina della festa è una Indian che il nostro ci mette in moto per sconfiggere i nostri sguardi che tradiscono perplessità.
Non parliamo la sua lingua e lui non parla la nostra: Mark ci traduce le parti principali, ma in breve ognuno si interessa di cose diverse, in stanze diverse e parliamo con Ian senza curarci di capire o di farsi capire: con pochi gesti e mostrandoci pezzi e particolari ripescati dal passato (anche dal nostro) ci intendiamo alla perfezione… il linguaggio delle motociclette!
La seconda sorpresa
La sorpresa però non finisce qui: dopo la visita ci mettiamo a sedere nel patio insieme al figlio che nel frattempo si è unito alla compagnia e ci porta una scatolata di foto.
Simone nasce nel 1957 a Firenze. Nel 1973 acquista un Corsarino truccato, poi una Husquarna 125. Con la Ducati prova l’ebrezza della pista, infine approda alla più tranquilla marca dell’elica. Festeggerà i suoi trentacinque anni da centauro sull’isola di Man per il TT 2008.