Claudio Gori
Fotografia e motociclismo: ovvero le nuove frontiere del masochismo
Cos’è la Fotografia? È quel modo costoso e futile di complicarsi la vita con bagni di sviluppo, iperfocali, lenti addizionali e simili amenità.
Cos’è il motociclismo? È quel modo pericoloso di solcare le vie del mondo stretti dentro nere tute di pelle, minacciosi caschi, guanti e altri accessori in perfetto stile sado-maso, sfruttando l’equilibrio instabile di due ruote. Mettete insieme queste due follie: le vostre tendenze masochiste troveranno nuovi orizzonti. Seguono gli abbinamenti consigliati, a vostra discrezione.
Fotocamere compatte con zoom ecc. con moto enduro: buone entrambe per tutto e per niente. Per gli indecisi e i principianti.
Macchine iperautomatizzate ultrafocus e moto giapponesi iperveloci e ipersofisticate: per chi non ha tempo da perdere, mai.
Fotocamera Leica e moto Norton anni 30/40: accoppiata classica di stile e di fascino. Notevoli i rumori (pardon: i suoni) dell’otturatore e delle punterie.
Moto BMW serie K e Hasselblad: matrimonio di due freddezze nordiche. Antipatiche, come tutte le cose perfette.
Generose bicilindriche Guzzi con Mamya 6x7: entrambe così grossolane che il meccanico, dopo avervi regolato la fase e la distribuzione, con le stesse chiavi potrà utilmente intervenire sul trascinamento della pellicola. Attenzione a non confondere i pezzi della fotocamera con quelli della moto, all’apparenza simili.
Moto russe Dnepr con sidecar e banchi ottici: il sidecar serve per le lastre (i più audaci potranno però montarci la camera oscura portatile). La lentezza del funzionamento dei due mezzi rende consigliabile questo abbinamento, a scopo terapeutico, agli stressati.
Infine, i rudi possessori di Harley Davidson: aspiranti machi a oltranza, si porteranno direttamente dietro il fotografo, per farsi immortalare in pose esagerate, stile Easy Rider.
Fatta la vostra scelta? Bene: è il momento di sistemare sulla moto, nei bauletti e nelle borse, la vostra attrezzatura fotografica. Tutta, s’intende! Anche quel grosso cavalletto da studio, che piazzerete sul portapacchi legato con corde elastiche. Ci siamo? Via! Passerete le ferie sulle strade d’Irlanda o della Scandinavia (a rimpiangere il sole del mediterraneo), e le domeniche di gennaio mica vorrete lasciare la moto in garage? Nooo! Quando sorpasserete le automobili, i bambini vi faranno ciao con la manina dal finestrino di dietro, mentre il guidatore vi guarderà un attimo, incerto fra invidia e commiserazione.
Nelle aie e nei paesi i vecchi si fermeranno con voi a parlare delle moto e della loro giovinezza e offriranno le loro rughe ai vostri scatti. Insomma, nuove occasioni fotografiche: tutto un mondo si spalancherà pericolosamente davanti a voi, dove le distanze assumeranno tutta un’altra dimensione e i chilometri e gli scatti acquisteranno nuovi significati e contenuti. Ovviamente, la cosa più bella sarà fermarsi, parcheggiare la moto, sfilarsi il casco e tutti i vari strumenti di tortura, montare il cavalletto con annessi e connessi, obiettivi, filtri ecc. e poi… non scattare, perché la luce non è poi come la volevate. Libidine!
Queste sono le nuove frontiere del masochismo. Che bello viaggiare sotto la pioggia, fra i Tir che ti stringono. Per non parlare poi dei tentativi, letali abitualmente, di guidare la moto e contemporaneamente scattare foto. Emozioni estreme, irripetibili.
Ma il massimo lo avrete quando pagherete bollo, assicurazione o anche solo i pedaggi autostradali: scoprirete allora quanto il Ministero delle Finanze, gli assicuratori, i semplici casellanti siano, a vostre spese, cultori del “Divin Marchese” (De Sade, ovviamente). Infine, un gomito e un polso rotti, mi ricordano la necessità di impostare correttamente, oltre che i tempi e i diaframmi, anche le curve. Molto, molto importante…
mercoledì 20 febbraio 2008
Foto Claudio Gori
Correvo l' Europa con un grosso cavalletto e una valigetta di lamiera sul portapacchi della mia Guzzi 850 T 5. Dentro c’erano macchine fotografiche, che mi sono servite a realizzare una serie di audiovisivi sull’arte medievale. La distrazione di un automobilista in Portogallo, nel 1994, ha messo fine alla moto,
e da allora anche la mia gamba sinistra non è più la stessa. Neppure andare in automobile, oggi, è la stessa cosa di quegli anni, in moto.
Le macchine fotografiche, invece, quelle sono sempre le stesse, solo un po’ più consumate dall’uso.
È già qualcosa.