Io, centauro (quarta puntata)
domenica 13 gennaio 2008
IV Mappe e carte geografiche
Mi capita sempre più spesso di incontrare viaggiatori che hanno un certo imbarazzo a stendere una carta durante una sosta e cercar di capire dove sono capitati rispetto al mondo dei segni.
La verità è che i navigatori satellitari sono strumenti molto diffusi e hanno sostituito qualsiasi altro sistema di orientamento, producendo una piacevole assuefazione e la rassicurante certezza di non perdersi mai più. Certo che arrivare a Bratislava alle undici di sera è molto meno scoraggiante con un Gps fra le mani…
Le carte geografiche però, appartengono a pieno diritto alla dotazione basilare del motociclista-viaggiatore, anche se fare a meno di loro, utilizzando caso e istinto come bussola, è una interessante alternativa, soprattutto in zone sconosciute dove tutto è nuovo e spesso meritevole d’attenzione. In questi casi la carta può tornare utile dopo, per rincasare più velocemente.
Una volta che sono arrivato, cerco di memorizzare la giornata di viaggio con tutti i punti salienti dell’”esplorazione” come in una mappa personale e, come per tutte le mappe che si rispettino, questa contiene segni a me solo conosciuti e riconoscibili, impressioni, numeri di telefono, nomi di persone incontrate, luoghi di curiosità e di piaceri, dettagli di informazioni che alla fine sono ciò che resta del viaggio e alla lunga ciò che lo faranno ricordare. Tutte le volte che riprendo in mano le vecchie carte, dove ho segnato con cura le tratte giornaliere di viaggi ormai dimenticati, i luoghi dove ho piantato la tenda e pernottato tornano vivi alla memoria e non c’è foto che tenga.
Per muoversi in territori noti, le carte geografiche sono, paradossalmente, ancora più importanti; col loro aiuto si può disegnare un itinerario che eviti le vie conosciute o le più trafficate e utilizzare percorsi secondari e desueti che non di rado risultano piacevoli scoperte proprio a due passi da noi, anche se da sempre ignorati.
La facile accessibilità dei percorsi primari richiama, nel bene e nel male, grandi concentrazioni umane e questo rende poco sicura e divertente l’esistenza di un motociclista.
Di fronte a un atlante o a una carta stradale il mio interesse è sempre attirato da quelle serpentine gialle (di interesse regionale) e anche di più da quelle giallo/verde (di interesse turistico) perché indicano curve e pendenze.
In sella, salire e curvare generano uno stato di beatitudine spirituale che cresce via via ci si avvicina alla vetta. La tensione, lo sforzo e il piacere producono una inconscia e fremente eccitazione che viene appagata nell’attimo in cui il valico è raggiunto e la vista spazia sul mondo. Poi, via di nuovo alla ricerca della prossima salita, sempre pagata con il prezzo di una discesa.
Alpinisti, ciclisti e fondisti conoscono bene questo stato d’animo, questa purificazione che ha luogo al raggiungimento della cima e questa catarsi così dura e lenta. In moto, al contrario, è la velocità e il farsi tutt’uno armonico con il disegno delle curve che annulla il pensiero e sfama i sensi: la moto per la moto.
Poche sono le carte geografiche degne di viaggiatori curiosi e puntigliosi. Fra queste, quelle del Tourig Club d’Italia sono fra le più chiare per una lettura rapida e aggiornate meticolosamente. A proposito di aggiornamenti, penso che sia utile rinnovarle una volta ogni due, tre anni; da una carta recente si potrebbero avere in regalo nuovi tratti d’asfalto non segnalati prima.
C’è un altro buon motivo per possederne una nuova o almeno in buone condizioni: per le loro dimensioni, oltre venti pieghe e contro pieghe e per l’impossibilità di stenderle in modo adeguato, queste si consumano e si usurano rapidamente.
Mi è capitato spesso, cercando di capire dove fossi rispetto alla carta, di constatare che ero caduto proprio nel buco che si forma all’incrocio delle quattro pieghe opposte, inutile cercare altrove.
Continuiamo con la quarta puntata del racconto di Filippo Fantoni Io centauro, che comprende il paragrafo Mappe e carte geografiche.
Il disegno è sempre stato l’altra passione e anche lavoro per oltre
vent’anni.
Filippo Fantoni
Io, Centauro
(come diventare “vecchi”motociclisti)