L’abbigliamento
Simone Chiari
domenica 1 giugno 2008
Ma il motociclista… è single di natura?
Tempo fa sono stato trascinato all’Ikea; mi sono ricordato di una scena di Zelig, con quel comico livornese, mi sembra si chiami Paolo Migone, che ha descritto con puntuale esattezza la scena che ho vissuto.
L’argomento era l’armadio guardaroba.
Alla mia, debole, difesa sulla non necessità dell’acquisto di cinque armadietti, cinque anche se a basso costo, mi è stato fatto notare che più di uno serviva per la mia “roba da moto”.
Oh, bella; e io che mi sento sempre seminudo e con l’abbigliamento inadatto, vado a scoprire che possiedo un armadio e mezzo di “roba da moto” inutilizzata.
Una rapida analisi ha dimostrato la fondatezza dell’accusa, con cinque giacche, tre paia di pantaloni, una tuta in pelle, tre paia di stivali e tre di guanti, paraschiena, foulard e accessoristica varia, il tutto ovviamente in aggiunta a quanto uso abitualmente.
Milioni di lire dimenticati, inutilizzati e vergognosamente in buono stato.
Rimirando la catasta di soldi buttati via, ho tratto la tragica conclusione: l’abbigliamento per la moto non è mai perfetto, passa di moda alla svelta, sia esteticamente che tecnicamente, e costa un mare di soldi, soprattutto considerando il limitato uso temporale che ne facciamo.
Difficile quindi dare consigli, sapendo che anche se l’ultima cosa che indosso è quasi perfetta tra un anno ne vedrò, desidererò e comprerò una ancora più perfetta.
Ho appena acquistato una tuta di pelle di foggia turistica dal costo immorale e leggo su una rivista che hanno brevettato un tessuto più resistente, più leggero, più morbido, più tutto della pelle; e ora cosa faccio? Compro un altro armadio per giubilare l’ennesimo capo costosissimo? Quasi quasi ci casco così ho la scusa…
Passando dal faceto al serio, il vero problema irrisolto dell’abbigliamento motociclistico è il caldo.
Per l’inverno oramai è stato raggiunto un livello di qualità e di isolamento che alle nostre latitudini consente di limitare il patimento da freddo solo un paio di giorni l’anno; l’unico consiglio che posso dare è di usare la pelle; ne esiste di morbida, calda e praticamente impermeabile e con una felpa sotto si possono affrontare anche i famigerati “sotto zero”.
Il caldo invece è un casino; protezione e leggerezza vanno in due direzioni opposte e ancora non si è riusciti a trovare il giusto compromesso.
Tessuti con una minima resistenza all’abrasione sono troppo rigidi e poco traspiranti e ciò significa caldo e scarso comfort.
Con qualche cerniera a giro si fa passare un po’ d’aria, ma è da vedere cosa succede se cadi; le aperture possono essere inneschi per lacerazioni premature che possono lasciare la “ciccia” scoperta; tessuti morbidi dopo qualche metro di strisciata si consumano e le protezioni per gli urti con il caldo danno fastidio.
Passi avanti se ne sono fatti: pelli traforate, cerniere per areazione collocate in punti non strategici, materiali nuovi resistenti e traspiranti; c’è solo da risolvere il problema del costo!
C’è una corrispondenza biunivoca strettissima tra abbigliamento per motociclismo e materiali ad alto costo che non ritroviamo in altri campi, se si esclude la “haute couture”.
A parte l’abbigliamento specialistico vero e proprio, anche gli accessori non scherzano: provate a dire quale è il materiale per “underware”, altro nome delle canotte e dei mutandoni, più caldo, confortevole e leggero: la seta, ovviamente; e quale è il materiale per maglioni più caldo, confortevole e leggero: il cachemire, ovviamente.
Posso sembrare snob, ma chiunque abbia fatto una seria campagna di prove comparate non può che confermare il mio asserto e la catasta di cenci e stracci che ho accumulato negli anni sta a dimostrare la serietà dei miei studi comparati.
Microfibra, wind stopper, pile: tutte belle cose ma come i materiali organici ancora non hanno inventato niente; non per nulla sono il risultato di qualche migliaio di anni di evoluzione in natura e non di qualche ora in laboratorio.
È un po’ il discorso della pelle; tanti brevetti ma la struttura tridimensionale della pelle genuina è irriproducibile, perché la natura è irriproducibile.