Simone Chiari, Filippo Fantoni
Come progettare un Challenge
mercoledì 9 aprile 2008
Che cos’è un Challenge?
La parola in inglese significa sfida, gara sportiva, provocazione. Un Rainmen Challenge riassume un po’ tutte e tre queste parole. Una sfida contro il tempo, che viene imposto dall’organizzazione, ma anche contro tutte le varianti possibili che si incontrano lungo il tracciato e che sono di diversa natura: bivi e incroci, segnaletica stradale a volte ripetuta e spesso non chiara, distrazioni del concorrente e infine, il clima, con le sue variazioni inaspettate, soprattutto quando si sale verso i passi oppure si cala in un’altra valle.
Naturalmente queste sono medie che contemplano un clima temperato e non piovoso: infilarsi la tuta da pioggia, i soprascarpe e i guanti impermeabili farà crollare il tempo a disposizione e di certo l’asfalto bagnato non aiuterà.
Il Challenge è una gara sportiva, certamente nel suo significato estensivo che richiama alla lealtà nei confronti delle regole e alla correttezza verso gli altri partecipanti. Infine è una provocazione, verso un uso distratto delle vie dello splendido territorio che abbiamo ereditato e nel quale, spesso in modo inconsapevole, ci muoviamo.
La scelta del percorso
La scelta delle strade da percorrere si basa principalmente sull’esperienza personale e sulle migliaia di chilometri fatti: si chiama conoscenza del territorio e si basa non solamente nell’aver percorso le strade più frequentate, ma principalmente nell’aver scoperto angoli di mondo poco battuti ma comunque attraversati da una strada, anche se piccola e tortuosa.
Un Challenge, aldilà della parte competitiva, è anche un’opportunità per condividere con altri motociclisti le proprie scoperte, per dare respiro a una passione, per dare l’opportunità di allargare i propri orizzonti sfruttando l’esperienza di altri.
Una volta tracciata una rotta preliminare e definite eventuali variazioni che vogliamo provare, non rimane che fare il primo sopralluogo. Prima però dobbiamo stendere un road-book preliminare, non fosse altro per prenderci gli appunti.
Come fare il Road Book
La prima cosa da fare è scaricare un software da Internet: ce ne sono tantissimi. A questo punto con la carta alla mano dovete andare su Google maps, o su qualsiasi software stradale per tracciare il percorso preliminare: estrapoliamo così le deviazioni, i bivi e i chilometri parziali tra un punto critico e un altro.
Scopo della ricognizione è verificare tutte le deviazioni, aggiungere le indicazioni stradali (annotare accuratamente cosa è scritto sui cartelli ed eventuali altre indicazioni), verificare le distanze fra i punti segnati sulla prima stesura, aggiungere note ecc.
È sempre bene non esagerare con le note, per invogliare a leggere le carte come ausilio per la navigazione: il Challenge deve essere anche un’occasione per prendere dimestichezza con lo strumento road-book, magari come allenamento per poi cimentarsi con gare di regolarità più complesse, tipo “Centopassi”.
Come individuare i check points?
I più importanti check-points sono quelli iniziali e finali: il primo è essenziale per ben disporre l’animo, il secondo vitale per recuperare le forze ed entrambi essenziali per la determinazione del tempo totale. Di solito il primo è un’ottima pasticceria, dove facciano un buon cappuccino e abbiano paste adeguate al duro cimento che ci attende; ricordate che una delle dieci regole d’oro del motociclismo è quella di non far passare mai più di 45 minuti tra la partenza e la prima colazione.
Il secondo check-point meglio se è anche un ristorante: deve essere di provata qualità e di costo ragionevole; soprattutto deve ben vedere i motociclisti, anche quando entrano completamente fradici e gocciolanti e richiedono seggiole e appoggi per l’armatura; credetemi, non ce ne sono molti.
Devono anche accettare arrivi a orari non convenzionali: non è detto che un Challenge finisca all’una.
I check points intermedi possono essere diversi e non necessariamente bar, ma anche distributori di benzina, alimentari (a volte fa piacere fare un po’ di spesa se troviamo qualche golosità o prodotto locale) o qualsiasi altro negozio che abbia la possibilità di emettere uno scontrino che comprovi il passaggio; qui l’ora è meno importante.
Tutti i gestori che abbiamo scelto per questo scopo devono essere esplicitamente avvertiti del passaggio dei motociclisti, magari facendo capire che qualcosa ci guadagnano anche loro perché a ogni scontrino corrisponde un introito; sembra strano, ma riceverete qualche diniego, più o meno gentile.
Altro scopo dei check-points è obbligare a percorrere la strada indicata: cercate di trovarli agli estremi del percorso e comunque in punti che scoraggino scorciatoie.
Il numero deve esser tale da non portare via troppo tempo: massimo cinque.
Tenete conto che la scelta e la definizione di un check-point porta via molto tempo.
Quanto deve essere lungo il percorso?
La lunghezza deve essere compresa tra i 150 e i 200 km. Possono sembrare pochi per una prova “dura”, ma bisogna tener presente che a questo deve essere aggiunto il chilometraggio per raggiungere il primo check-point e tornare a casa: non è difficile dover aggiungere altri 250 km.
Tenete poi presente che la situazione ideale è chiudere il Challenge attorno all’ora di pranzo, in certi casi sarà possibile anche per l’ora di cena, se c’è la possibilità di pernottamento (soprattutto nel caso in cui si intenda ripartire il mattino seguente per eseguire un secondo challenge).
Il chilometraggio deve anche tener conto della natura della strada e della velocità media che si può tenere: il difficile è trovare il giusto equilibrio tra sfida, sicurezza e rispetto del codice, godibilità della strada e divertimento; non bisogna costringere né all’affanno né all’ozio sui cigli delle strade.